È indubbio. In quanto soggetto entomofobico, cou.cou.ja può
vantare una onorabile carriera costellata di strepitosi successi a cominciare
dal giorno in cui, poco più che cinquenne, comodamente assisa sul sedile
posteriore della macchina in corsa sulla via del ritorno, nel ravvisare un
apparentemente timido e innocuo ragnetto, proruppe in un lugubre gemito
gutturale da corifea navigata che tanto inquietò la materna conducente da
portarla ad un passo dal salto di corsia (ciò che, sia detto per inciso, fu
rivendicato con uno sganassone mancato e una marcata nota di biasimo espressa a
botte di sovracuti spaccatimpani).
Con il trascorrere degli anni lo stimolo fobico non si è
esaurito, sebbene diversificati e ricorrenti siano stati i soggetti a
incoraggiarne la risposta: api (melissofobia), vespe (spheksofobia), topi
(musofobia) e, per rimanere nello specifico ambito entomologico, scarafaggi et
similia.
[Piccolo inciso
Che gli intrichi dell’animo umano siano più contorti di un
gomitolo di lana su cui un felino danzante si diverta ad esercitare la sua
viscerale passione per il tip tap è fatto noto a tutti. In effetti, nel novero
delle fobie classificate – ché cou.cou.ja non è certo tipino “tanto per” e
quando ci si mette le cose le studia per benino, eh! – si contemplano tipologie
se non biasimevoli, per lo meno bislacche: amaxofobia (paura di leggere in
macchina), aulofobia (paura dei flauti), autodysomofobia (paura di chi puzza). Solo
per rimanere alla lettera A. Ché, se si volesse scorrazzare liberi e felici per
tutto l’alfabeto, l’elenco produrrebbe risultati stimolanti e non meno
sorprendenti:
1) bromidrosifobia o bromidrofobia: paura degli odori corporei;
2) Coprofobia: paura delle feci;
3) dutchfobia: paura dei tedeschi;
4) gallofobia o galiofobia: paura dei francesi, della
cultura francese;
5) japanofobia: paura dei giapponesi;
6) oenofobia: paura dei vini;
7) optofobia: paura di aprire un occhio;
8) papafobia: paura del Papa;
9) peladofobia: paura dei pelati;
10) pentherafobia: paura della suocera;
11) pogonofobia: paura delle barbe;
12) proctofobia: paura dell'intestino retto;
13) sesquipedalofobia: paura delle parole lunghe;
14) syngenesofobia: paura dei parenti;
15) taeniofobia o teniofobia: paura del verme solitario;
16) textofobia: paura di certe stoffe.
Fine del (non troppo piccolo) inciso].
Frapponendosi ormai un bel po’ di primavere dagli anni verdi
della giovinezza, cou.cou.ja prende coscienza dello stato lievemente disturbato
della sua psiche e corre, almeno in parte, ai ripari.
Il giovane ma promettende terapeuta che alberga negli
anfratti scoscesi dell’animo cou.cou.jesco accavalla le gambe con eleganza
suggerendo con convincente determinazione un improcrastinabile processo di
desensibilizzazione che, consentendo, meglio, favorendo un contatto con la
paura fatta oggetto di studio, porti al superamento della stessa. “Per farla
breve, – sentenzia egli, sfilando con aria professionale gli stretti occhiali
dal naso adunco –, si circondi di insetti, mia cara cou.cou.ja, insetti
ovunque, insetti come se piovesse!”. E la sventurata risponde. Nell’unica
maniera in cui è in grado di farlo.
Scoprendo poi che, nell’universo (e pazzo) mondo, c’è
qualcuno che, di quegli orrendi e schifosissimi animaletti, ne fa oggetti di
design e qualcun altro, come malilla (tu quoque!) si diverte a tratteggiarli
sulla stoffa ricavandone dei motivi... ok, ammettiamolo! davvero carucci ed
eleganti.
Questa sì che è terapia!!
pendenti disegnati a mano cou.cou.mali' capsule collection con castone metallico o base in legno laccato - coleottero imbottito in tela grezza su sfondo in lino nero - book cover nevermore collection - goccia gentile # 1 (cervo volante)
Di alcune (molte) di queste fobie non sapevo nemmeno l'esistenza... Ma i tuoi insetti li adoro proprio e lo sai 😍
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