Non per essere a tutti i costi sgradevoli e pretestuosamente
cinici, ma diciamolo, non è affatto facile partecipare ad una cerimonia nuziale
senza subire le spesso gravi, meno spesso ma non insolitamente letali
conseguenze che da essa scaturiscono.
Via dal viso quell’espressione di ipocrita stupore misto a
pietoso sdegno! siamo sinceri: chi è l’aspirante suicida in grado di accogliere
con gioia e, che il cielo ne abbia pietà!, persino commozione quel mix letale
di furori bacchici e deliri psicotici che accompagnano, come stucchevole
melodia, l’intera durata dei solenni sponsali?
Per essere onesti, non che cou.cou.ja sia del tutto immune
dalla patologia cronica e incurabile comunemente nota come cuore. Faccia
ammenda e rammenti, la suddetta cou.cou.ja, il gioioso turbamento con il quale
la sua iride accolse l’immagine di Monsieur le gran souris, prossimo suo sposo,
in attesa, bello al pari di un dio greco e forse più, della sua epifania.
Confessi, la suddetta cou.cou.ja, lo stato di grazia che tuttora il solo
ricordo riversa a secchiate sui sensi intorpiditi. E osi, se solo ne ha il
coraggio, negare alla memoria della summenzionata contingenza il prodursi
dell’insulso fenomeno dai più conosciuto come scampanellio accompagnato da – horresco referens – farfalle nello stomaco.
Il punto dolente della faccenda, tuttavia, è di altra
natura: chi, pur dotato di granitico muscolo cardiaco, ardisce far tanto di
spallucce alla dichiarazione di un (proposito di) amore sempiterno?
Ma perché coinvolgere parenti, amici, conoscenti e non di
frequente semplici estranei in cerimonie che sanno di riti di iniziazione?
Perché festeggiare l’andata a segno della freccia del
fanciullo paffutello con pranzi interminabili che, con un susseguirsi
estenuante e sfinente di portate, accompagnano gli invitati fino al momento
della cena, quando il reiterato invito a sedersi alla tavola abbandonata giusto
qualche attimo prima provoca involontarie e spasmodiche contrazioni muscolari
quando non veri e propri svenimenti?
Quale relazione lega la letizia infinita di due cuori che
battono all’unisono con lo snodarsi ignominioso di una sequela di invitati che,
sostenuti da un tasso alcolico di tutto rispetto, abbandonano la mensa e, cinte
le terga del compagno antistante con una delle due mani (essendo più spesso
l’altra impegnata a sostenere il bicchiere riempito a metà di nettare divino o
ad agitare in allegri sventolamenti il tovagliolo del vicino), ritengono
doveroso inneggiare al trionfo di Cupido con un “Bri-git-te Bar-dot Bar-dot”
cadenzato da incerti passi di danza?
E, giusto a semplificare un elenco senza fine, perché,
chiede incredula e sofferente cou.cou.ja, perché rinforzare la metafora del
cristallino amore con l’ambivalente (ché il peccato mortale non si ascrive solo
alla coscienza degli invitati ma anche a quella non di certo adamantina degli
sposi) offerta in dono di pregiate statuette raffiguranti vezzose pastorelle
che rifulgono alla luce in iridescenti splendori?
Onore dunque al merito di chi un sentimento vero non lo
grida, ma lo sussurra.
Una fodera destinata a ricoprire un ampio guanciale o,
attraverso un semplice gioco di agganci, un pretenzioso quadro tessile vale a
festeggiare, con ardito sincretismo culturale a botte di nuraghi e costumi
locali, un legame senza confini.
quadro tessile – decoro dipinto con appliqué
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