Non è intenzionale.
Non è frutto di un’esasperata ed esasperante acidità di
stomaco.
Non è originato da una marcescente mistura di sdegno e
rammarico che pervade costantemente le viscere.
Vivaddio, la quotidianità regala tanti e tali motivi per
distendere i lineamenti del volto in morbide curve appena increspate da qualche
gratificante sorriso! Eppure, vuoi che sia una iattura congenita, vuoi che sia
la conseguenza del drammatico indebolimento delle percentuali di acido
ialuronico – indizio impietoso di una non più verdissima età –, fin dal suo
primo bu-bu-settete balbettato sul limitare di questa confusa ruota panoramica
che i più banali si ostinano a chiamare vita, cou.cou.ja ha sempre mostrato sul
suo volto un orgoglioso e impavido cipiglio.
Il lato più bizzarro di quella che altrimenti apparirebbe
un’indicazione valida unicamente a compilare il campo “segni particolari” su un
comune e poco stimolante documento d’identità è che il più sopra menzionato cipiglio
è comparso, e continua a comparire, in circostanze del tutto aliene dai
contesti che solitamente fanno da madre e padre al suddetto corrugamento di
fronte e sopracciglio.
Per dirla in soldoni: che il sembiante si atteggi a simile
espressione essendo il proprietario del medesimo in coda alle poste, in una
calda (e non refrigerata) mattinata d’agosto, durante la settimana di
riscossione delle pensioni, diciamolo, ha poco di sorprendente. Il fatto è che
cou.cou.ja si scopre a seguire con il dito il profondo canyon che solca in
doppia fila la regione glabellare del suo volto nei momenti più disparati, tra
cui, a titolo esemplificativo, si segnalano le seguenti contingenze:
1) taglio dell’insalata e/o pelatura delle carote o ortaggi
similari;
2) risciacqui del cavo orale a base di collutorio;
3) lunghe e (poiché) rare operazioni di stiramento di
biancheria personale e da casa;
e via di seguito.
Una cosa è certa: dopo lustri e lustri di empirica
osservazione, cou.cou.ja è in grado di dimostrare che il risultato di tanto
indefesso fervore della muscolatura facciale si associa sempre a una qualche
attività elucubratoria.
Perché cou.cou.ja pensa, pensa, pensa, pensa, pensa, pensa,
pensa. Sempre e, quasi sempre, senza venire a capo dei suoi pensieri. E
nondimeno, talvolta, qualche rara, rarissima volta, a furia di tanti spasmodici
e irrefrenabili ragionamenti succede che si trovi il bandolo della matassa.
Come dire: cogito, ergo ci-piglio!
Top cotone nero – costumisation
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