domenica 9 giugno 2013

couture thérapie


Cou.cou.ja è una mamma.
Quanto al genere di genitrice cui ella appartiene, dopo attenta valutazione e argomentazioni varie, è fuor di dubbio che non la si possa ascrivere al tipo “madre-apprensiva-ansiosa-iperprotettiva”: niente di più lontano dalla sua indole e dal suo naturale sentire.
Perché, in effetti, il tipo testé descritto corrisponde al livello 1 di un sistema di riferimento all’interno del quale cou.cou.ja si colloca con baldanzosa fierezza al livello 1000.
Tralasciamo qui il contesto sanitario  sarebbe come sparare alla croce rossa, è il caso di dire , nel quale cou.cou.ja, a suo agio assai più che su una comoda poltrona con seduta e schienale imbottiti di piume d’oca, dà il meglio di sé subissando il misero pargolo, al solo sentire un innocente e neanche troppo convinto etciù, di ripetuti e snervanti interrogativi tesi ad appurare una condizione di salute certamente (e come potrebbe essere altrimenti?) risolvibile con un pronto e tempestivo ricovero ospedaliero, tanto da costringere la sventurata creatura a negare con forza l’evidenza dello starnuto occultandola sapientemente sotto il manto artificioso del “colpo di tosse” (tosse? TOSSE? peggio, stellina mia, peggio; vestiti, su, ché andiamo dal dottore, non possiamo proprio andare avanti così).
Addentriamoci meglio nel dominio comportamentale.
No, no, non citiamo l’orrore espresso a discapito di qualsiasi attività motoria che ardisca spingersi al di là la semplice  e pacata  camminata. Regrediamo. Oltre il principio della deambulazione, anticipato da un incerto gattonamento contrappuntato di frequenti culate cui la madre previdente intendeva ovviare con l’acquisto, e uso s’intende, di un apposito casco di protezione che l’infante avrebbe dovuto tenere giusto il tempo riservato quotidianemente alla locomozione, e cioè a dire l’intera giornata (ma per dormire glielo tolgo, eh!). Oltre le incertezze che hanno costellato la lallazione, sospetta a dire della arguta genitrice cui ora spetta l’obbligo del contrappasso pagato con ore, dico ore, di chiacchiera ininterrotta. Fino alle incertezze gravidiche causate da un eccessivo (questo continuo su e giù lo farà ingarbugliare attorno al cordone ombelicale e ne causerà lo strozzamento, lo so) o ridotto (non si muove! non si muove? perché non si muove? muoviti!) movimento fetale.
Eppure solo recentemente l’espressione somma e antonomastica, la suprema sineddoche del “tipo” ha preso vita.
Un malriuscito salto che, secondo le intenzioni di Toporagno, avrebbe dovuto di lui fare il novello  Patrick de Gayardon, compromesso forse dall’effettiva indisponibilità della tuta alare, forse da un più banale errato calcolo delle distanze non disgiunto dall’ardimentosa ambiziosità del progetto, ha fatto franare la giovane promessa del paracadutismo prima a terra e, di riflesso, sul bordo acuto di una fioriera in pietra. La conseguente lacerazione del cuoio capelluto e relativo spargimento di sangue hanno imposto un immediato trasferimento in ospedale dove madre-coraggio ha dato prova del suo proverbiale autocontrollo collocandosi ad un passo dalla perdita dei sensi al solo udire l’immondo vocabolo “sutura”. Ciò che ha causato la traslazione presso i locali del pronto soccorso nel rispetto della seguente formazione: precedono eroico padre e basito marmocchio saldamente avvinghiato alle braccia del suddetto, seguono, quasi prossima al decesso, madre, vilmente assisa su sedia a rotelle, e infermiera, temporaneamente addetta al di lei trasporto.
Vien da sé che le condizioni di cou.cou.ja la sera del tragico evento, a distanza di qualche ora dalla sciagura, non fossero esattamente paragonabili a quelle di un abitué dei resort a cinque stelle.


Occorreva una terapia d’urto, un rimedio che fosse ancor più efficace delle 50 gocce di estratto di valeriana/passiflora/biancospino tracannate con la stessa avidità con cui l’assetato del deserto beve il suo orcio d’acqua.

  

La couture thérapie ha fatto miracoli: un’essenziale e forse anche un po’ banale t-shirt di cotone, una modesta rielaborazione di alcune illustrazioni di un artista sapiente, qualche quadrato di tessuto colorato, il lirismo struggente di un poeta locale e il gioco è fatto: il cadeau per Super-Mom è pronto.


Con buona pace per le ore di sonno perso e di serenità riconquistata.

… sa luna in mesu chelu tunda / andaiat serèna vagabunda / che femmina chi chircat un’amigu (Antioco Casula  Montanaru)
… la luna rotonda in mezzo al cielo andava serena vagabonda come una donna alla ricerca di un amante (trad. Duilio Caocci)





T-shirt cotone bianco  costumisation (disegno appliqué: Antonello Cuccu)

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