Non
so voi, ma cou.cou.ja non è capace di resistere al fascino ipnotico, alla
seducente attrazione, all’incanto sensuale delle televendite.
Certo
si potrà obbiettare che alla lunga si tende a indugiare riguardo alla
necessità, comunque imprescindibile e irrinunciabile, di possedere prodotti
così fantasticamente proposti: scope a batteria senza cavo in grado di aspirare
fino ai più infinitesimali corpuscoli di sporco – ma capacissime di fare salva
la vita a un’intera colonia di topi di polvere e pelo di qualsivoglia natura –;
attrezzature rivoluzionarie destinate a un intenso eppure facile allenamento
addominale, grazie alle quali ventri flaccidi e privi di tono guadagnano un
aspetto da fare invidia alle più scolpite e definite delle testuggini – se non
fosse che tanto sforzo rischia alla lunga di inquinare quel meraviglioso
profilo arrotondato che, come detto altrove, consente agli uomini di aggiungere
10, 100, ma che dico? 1000 punti in più nell’intrapresa della conquista del
gentile sesso e alle donne di paragonarsi, se non in tutto, almeno nella linea
dei fianchi, alla silhouette così tipicamente mediterranea della Bellucci,
della Cucinotta o almeno della Dea Madre, che più mediterranea di lei proprio
non esiste! –; morbide e miracolose coppe in silicone che assicurano, con un
minimo investimento, una misura di bellezza in più a tutte le aspiranti
pluritaglia – eccezion fatta per la scrivente cui tuttavia, a conferma della
bontà del prodotto, deve essere ascritto il disagio derivante dall’effetto
cascata che esercita l’azione nefanda e sleale prodotta dalla forza di gravità –, e via di seguito.
A
lungo interrogatasi sul perché di tanta fascinazione, cou.cou.ja tenta una
risposta.
Forse
che sia la meraviglia, il prodigio, il fenomeno “lampada di Aladino” a turbare
i suoi ingenui sensi? il gioco del “prima e dopo la cura”, redivivo canto delle
sirene che risuscita speranze morte e sepolte issando glorioso sulla vetta la
certezza del non è mai troppo tardi?
Fatto
sta che nel caso in questione cou.cou.ja deve fare ammenda.
Complice
un’età anagrafica degna di tutto rispetto, ha dimenticato di immortalare
l’archetipo. Così ciò che fu in origine una deliziosa gonnella in jeans
aderente sui fianchi e lunga al polpaccio, encomiabile risultante della moda anni
’80, è andato irrimediabilmente perduto nella memoria dei posteri.
Solo
sopravvive il restyling, massiccio e forse un pelo irriguardoso, applicato da
un uso indiscriminato dei bastoncelli di colla a caldo: bracciale? pendente?
Chi può dirlo!
bracciale/pendente in jeans riciclato e fili di lana e cotone – chiusura con bottone di foggia sarda
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