Una settimana, sette lunghi giorni spesi a programmare incastri magici,
vincere la ferina ritrosia (roba che in confronto il più asociale tra i
cinghiali barbaricini
ha doti da pr), tentare, con fatica, s’intende, un compromesso appena
accettabile tra decolleté con tacco dodici e intramontabile birkenstock di
teutonica eleganza, per proclamare infine in baldanzoso soliloquio: sì, ci
vado!, ché l’inaugurazione del meraviglioso Il Salotto Di
Camilla, non è evento da perdere. E poi... accettare l’evidenza di
una inesistente capacità organizzativa, porgere il fianco ai doveri di mamma,
rimandare (di poco però) la visita, nell’attesa di deliziare occhi e piedi
apprezzando creazioni supermaravigliosamente fantische di amici vecchi e nuovi,
muovendo il passo – il piede calzato nelle ciabatte di sempre – in uno degli
spazi più frizzanti della città.
E viaggiare a tre metri da terra, ché in mezzo
a tante cose belle belle, occhieggia anche qualche uccelletto e pesciotto di
cou.cou.jesca fattura. ancora un mondo di grazie, girls
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